Un'altra giornata Corsa è appena iniziata, questa volta mi sono alzato prima del solito, durante la notte il cielo si è riempito di nuvole che, bloccando ogni raggio di luce proveniente dal'alto , rendono tutto l'ambiente circostante totalmente oscuro. Sono diversi giorni consecutivi che faccio le albe e ormai, oltre ad essere diventata un'abitudine, non mi pesano più.
Oggi però è diverso, il rumore delle onde si fa sentire già dalla strada, inaspettatamente nelle ore notturne si è alzato il mare. Qui nella costa ovest il moto ondoso fa un po' come gli pare ed è molto difficile da prevedere.
Scendo in scogliera, non si distingue nulla a parte il bianco delle schiumate e durante i lanci a luce spenta sono costretto a non muovere i piedi tanto che non si vedono manco i dislivelli del suolo. Anticipare l'alba però, ha portato bene, dopo poco infatti arriva la prima "botta" a bordo schiumata, ma la reazione della preda non è proprio come quella che ci si aspetta, si lascia recuperare a peso morto e reagisce solo con deboli strattoni. In altre situazioni avrei pensato ad un sacchetto mosso dalle onde, ma qui è una cosa che mi è capitata diverse volte.
Eccolo qua, l'ennesimo calamaro fatto con un long jerk, questa volta per di più in mareggiata e con una 4oz. Vallo a raccontare a chi ti spiega dell'importanza della sensibilità nell'eging...
Continuo a lanciare, sperando in un altro cefalopode, ma nulla fino a che non inizia ad esserci un po' di luce, momento in cui arriva la prima vera botta della giornata. E' un barra che anche oggi, puntuale, arriva a timbrare il cartellino. Brevissimo recupero ed è a terra, non è grosso ma neanche piccolo, ma in fondo posso ritenermi soddisfatto, il peso del cappotto non c'è più.
Una decina di minuti dopo, arriva il gemello, come ultima cattura di questa alba più schiumosa del solito.
Decido di prendermi una pausa, torno alla macchina, faccio con calma un'abbondante colazione e poi via verso il mare di nuovo a lanciare plastichetti.
Ho voglia di camminare, e ne approfitto di questo surplus di energie per spostarmi in una zona più isolata della scogliera che è pure maggiormente esposta al moto ondoso. La giornata è strana, grigia, una cappa enorme di nebbia copre completamente più di metà Corsica, non c'è un alito di vento, l'aria è pesante e fa un caldo cane per essere Dicembre.
Adesso che c'è luce ho modo di realizzare che il mare è un vero spettacolo, l'onda lunga crea un risaccone lento ma potente, un moto ondoso con cui è meglio non scherzare su scogliere a picco come quelle dove mi trovo. Ma basta contemplare il mare, è passata più di un'ora dall'ultimo lancio ed è giunto il momento di ricominciare.
Monto un minnow ben palettato e mi piazzo nel centro di un correntone schiumoso che crea una striscia bianca che si allunga verso il largo per una quindicina di metri. Primo lancio preciso al centro, si sente benissimo la spinta della corrente sulla paletta e pescare cosi è una goduria pazzesca.
L'esca si avvicina a terra, sta quasi entrando nel risaccone quando "qualcosa" la afferra da dietro e cerca di portarla con se verso il fondo. Non faccio in tempo a ferrare che ho già la canna addoppiata. La fortuna mi assiste da subito e l'onda in arrivo mi aiuta ad impedire al pesce di fare la prima fuga. Reagisco con prontezza a questo suo destabilizzamento e lo forzo portandolo con due pompate praticamente sotto i piedi. Adesso però la stessa onda che mi ha aiutato nei primi secondi di lotta ha rimbalzato sulle rocce e spinge con forza verso il largo, non posso far altro che assecondarla abbassando la canna e balzando in avanti. E' un attimo però, che mi ritrovo nuovamente a sfruttare il ringonfiamento del mare facendo leva con la mia St.Croix per riguadagnare i metri persi, il pesce non riesce a reagire, è avvolto completamente dalla schiuma e probabilmente disorientato, tira solo testate che però non riescono a frenare la sua corsa verso le rocce. Un attimo dopo è a terra, immobile.
Lo metto al sicuro in una pozza e lo guardo mentre sfoga tutte le sue energie che non è riuscito a sfruttare in combattimento. Il tutto sarà durato 7 o 8 secondi e sono abbastanza sicuro che non ha realizzato di essere in pericolo fino a che non si è ritrovato all'asciutto. Onestamente anche io non avevo coscienza di aver incannato un bellissimo dentice fino a che non è uscito dall'acqua.
La pescata è praticamente appena iniziata ed ho già svoltato, a pensarci bene non è che sia una cosa del tutto positiva, pescare appagati rende poco. Ma ormai sono qui e devo continuare.
Provo a cambiare esche, sondare ogni strato, con jig, minnow, gomme, ma nulla, sembra sparito tutto, fino a che, sul rimbalzo dal fondo sento che qualcosa si è attaccato al jig. E' piccolo, ma tira testate, sicuramente è un denticino, ma invece...
Come dicono gli esperti, se c'è una tanuta ce n'è sicuramente un'altra, insisto jiggando con più convinzione che mai, ma ovviamente non accade più nulla.
Decido di spostarmi, la scogliera è tosta e ogni spostamento obbliga a risalire la murata rocciosa, ricollegarsi al sentiero, trovare una zona senza troppa vegetazione e scendere nuovamente, e, per fare tutto ciò, servono sempre almeno15 - 20minuti e un bagno di sudore.
Quando finalmente riprendo a lanciare su long jerk arriva un'altra botta, violenta e cattiva con tanto di canna bloccata dopo la ferrata, ma purtroppo si slama subito e la sola idea che potrebbe essere stato un'altro dentice mi fa saltare i nervi. Provo a sbollire l'incazzatura cercando una nuova preda e quasi a volermi dare un contentino dopo un po' di lancia e recupera arriva ! Non è grossa ma vivace, sfrutta la risacca e mi fa divertire, fino a che non la faccio volare in scogliera. E' una riccioletta, nulla di che come pesce, ma a modo suo, mi ha dato più filo da torcere del dentice e dei barracuda.
Insisto ancora un po', ma inizia a farsi sentire la stanchezza e soprattutto la fame. Penso che in fondo possa andare bene cosi e per oggi termino la pescata.