Cronache di ordinarie giornate di pesca

lunedì 8 settembre 2014

Le vacanze in montagna

Mammamiaquantotempoèchenonaggiornoilblogghe.

Troppo. Davvero. Ma sono tornato per rimediare. Meglio tardi che mai no?


Questa estate, dopo circa 12 anni, sono riandato in vacanza in montagna. Quasi venti giorni trascorsi in una casetta fresca fresca, mentre a Grosseto se ne stavano a sguazzare nel sudore. Non male devo dire, non male anche perché ovviamente mi sono massacrato di pesca in torrente, ho troteggiato come un indemoniato quasi tutti i giorni, talmente tanto e ripetutamente che alla fine mi è passata la voglia anche solo di pensarci, un po' come succede con una bella canzone, la ascolti dalla mattina alla sera appena la scopri, ma poi non la puoi più sentire!

Beh che dire, ho avuto la possibilità di sbizzarrirmi, girato torrenti nuovi, rivisitato "vecchi" corsi d'acqua, esplorato ogni pozza e tratto mancante di luoghi conosciuti ma non completamente, insomma una bella botta di esperienza.

Le catture non sono mancate, dalle tante under 30 a qualche big. E' stato bello ritrovare vecchie conoscenze, come allo stesso tempo farne di nuove.



Visto il tanto tempo a disposizione e le numerose catture, mi sono pure potuto permettere qualche scatto "in azione" con pesci che generalmente tendo a portare a terra il più in fretta possibile senza perdere tempo. Qui sotto una bella cucciolona tra i 45 e i 50.



Pesci del genere in genere riescono ad appagarti e onestamente ero convinto fosse quella la taglia massima a cui ambire, in fondo in questi torrentini i pesci come fanno a crescere ulteriormente? Contento delle mie 3 - 4 trotone prese nei giorni precedenti, ormai pescavo senza ambizioni, cosi per godermi la pace del bosco, l'ambiente e le sue creature, a volte anche orribilanti diciamolo pure.


Eppure tra un lancio e l'altro, arrivo a una buca di quelle belle, ma non più di tanto, dove ti aspetti una cattura o magari due da 30cm, e invece... e invece succede che l'esca tocca l'acqua e un torello che non avevi mai visto prima te la ingoia in un sol boccone. 


Il pesce si dimostra un po' moscio, ma quando arriva sotto è un vero spettacolo, lunga e cicciotta allo stesso tempo. La adagio sulla sabbia della riva solo per una veloce e inaccurata misurazione, siamo sui 60cm !! Poi la slamo e la riossigeno con cura, prima di vederla sparire nella sua tana. Chissà se un giorno la rivedrò.


Iper appagato e con un sorriso indelebile stampato in volto, decido di fare le ultime due buche e poi rientrare. La pescata per me era finita. Per me si, ma non per i pesci. Poco dopo arriva lei.



Non ci credo un'altro torello !! Un po' più piccola della prima ma fortunatamente tre volte più energetica, ho dovuto tribolare un po' per tirarla fuori dal correntone ed è persino riuscita a prendere qualche metro di lenza, cosa che in torrente non capita praticamente mai. Questa volta siamo sui 55 abbondanti.

Le uscite successive le ho fatte più per stare all'aria aperta, in torrenti minuscoli e cristallini, anche solo popolati da pinnuti osceni come quello qui sotto, fortunatamente la pesca non è fatta di soli pescioni.




Talvolta invece, prendevo a camminare per il solo gusto di inoltrarmi il più possibile, lungo quei corsi d'acqua che si spingevano anche per decine di km all'interno di boschi disabitati e senza sentieri, lanciando poco ma camminando tanto. Fortunatamente quel marchingegno infernale chiamato gps mi fermava prima dei punti di "non ritorno".


Era un gran piacere essere uno dei pochi ad andare a bucare pesci che vivono credo quasi indisturbati dall'uomo in zone cosi isolate. Soprattutto quando si trattava di esemplari di taglia usciti da buche con acqua a dir poco cristallina.



Una piccola particolarità di questa vacanza: tornato a casa mi sono accorto di un piccolo dettaglio. Non ho mai cambiato esca, ho sempre avuto il mio fedele Ryuki 45 attaccato al finale, sempre lui per 20 giorni. Segno evidente di quanto questa pesca sia fatta più di gambe e braccia, che di tecnica.


Alla prossima pescata, e stavolta si spera sia salata!

sabato 24 maggio 2014

Una giornata in torrente

Dopo quasi un anno di lontananza dai torrenti montani iniziavo a sentire la voglia di un ritorno... e visto che questi ambienti ormai li vivo con meno frequenza di prima, decido di organizzarmi una giornata in grande stile, come piace a me, di quelle che ti massacrano le articolazioni.

L'intenzione è di pescare per un lunghissimo tratto di torrente, con un percorso di sola andata evitando di perdere tempo con il sentiero di ritorno. Mi studio per bene le immagini satellitare, cerco una via che mi porti a valle e mi ricolleghi al corso d'acqua e dopo un po' di osservazione noto che la cosa è fattibile, sempre ammesso che non mi perda nelle labirintiche stradine dei contadini.

Il giorno dopo carico la bici in macchina e parto verso l'appennino. Mi fermo con l'auto esattamente a fine percorso, da li proseguirò in bici. E cosi, dopo diverse salite, discese infinite, dopo aver attraversato paesi e fattorie, incrociato gli sguardi scontrosi di contadini che chissà da quanto non vedevano un "forestiero" e fatto la conoscenza di quattro zampe poco amichevoli finalmente arrivo a destinazione.


Ma a quanto pare non è ancora finita, raggiungere il corso d'acqua non è per niente semplice e gli ultimi 50 metri si rivelano i più difficoltosi e... dolorosi.


Poi finalmente, eccolo, l'elemento liquido !!


Mi fermo un po' alla prima cascatella per mangiare qualcosa e recuperare forze, meglio riempirsi lo stomaco che pensare a quanti km mi separano dalla macchina.
La scarsità di piogge intense dell'ultimo inverno si nota subito, le piene non sono state in grado di portare a valle tutti gli alberi caduti e oltre a buche potenzialmente occupate da salmonidi completamente ricoperte e rese impescabili dai tronchi, mi toccano pure alcuni passaggi alla Indiana Jones.



Oh già, mi ero dimenticato che sono li per pescare, i pesci inizialmente scarseggiano, solo qualche trotella sui 30cm, ma sono fiducioso, il torrente è ancora lungo.


Man mano che avanzo, si aprono scenari impressionanti, cascate, pareti mozzafiato e formazioni rocciose scavate dall'erosione occupate da topi con cui onestamente non vorrei avere a che fare.



Più mi inoltro nell'inesplorato, più aumentano i risultati, e si iniziano a vedere anche pesci di taglia interessante.


Mi ero scordato di quanto fosse difficile fare una foto decente a delle trote di taglia, in alcuni casi ci rinuncio, troppo viscide e irrequiete anche solo per un veloce scatto ricordo. Se ne salva solo qualcuna lasciando il pesce in acqua.


La pesca sta volgendo al meglio e la giornata oltre a faticosa sta diventando pure parecchio divertente, ma vista la stagione, c'è anche chi si diverte più di me.


Sarà per tutta l'eccitazione che c'è nell'aria.. ma anche i pesci in alcuni tratti sembrano davvero infoiate e non mancano attacchi non appena l'esca tocca l'acqua.


Si alternano tratti più o meno pescosi, ma ormai sono più che appagato e quindi l'ultimo km lo percorro abbastanza velocemente, lanciando solo nelle buche più promettenti, fino a che, dopo circa 6 - 7 ore in giro, scorgo tra un misto di dispiacere e sollievo il ponte dove ho parcheggiato l'auto. A questo punto non resta altro da fare che andare a riprendere la bici e tornare a casa, con il ricordo di una giornata in torrente difficile da dimenticare.



lunedì 28 aprile 2014

Ritorno in acqua dolce

Come mi succede ogni anno, le mareggiate primaverili non regalano grandi soddisfazioni, quindi quale periodo migliore per divagare un po' in acque interne? Fiumi e laghi in questi mesi tornano a "vivere", grazie ad un rialzo delle temperature ed al periodo riproduttivo di molte specie che ne aumenta l'attività predatoria.


Tra l'altro, dopo un 2013 piuttosto deludente a causa di continue piene e piogge incessanti, sentivo la mancanza di un predatore che risale i corsi d'acqua proprio adesso, quando le prime giornate calde si fanno sentire, la cheppia !


Attrezzatura leggera, una manciata di ondulanti e rotanti e via a cercare ogni blocco e dislivello importante che possa creare un rallentamento per la loro risalita. Ogni nuova stagione è sempre un'incognita, non sai mai come sarà, quanto numerosi saranno i branchi, e se sei arrivato in anticipo o in ritardo, ma tutti questi interrogativi alla fine risultano sempre una perdita di tempo, in quanto basta riuscire a ferrare uno solo di questi "sardoni" per potersi ritenere soddisfatti per l'intera stagione !


Il massimo del divertimento si ha con la pesca a vista, quando la torbidità delle acque lo consente e non è difficile individuare i branchi di cheppie fermi in corrente. E' proprio qui che si distingue quanto siano particolari questi pinnuti, a volte aggressivi predatori, altre volte pesci apparentemente svogliati ma che in realtà non aspettano altro che l'esca gli passi a pochi cm dalla bocca per sferrare l'attacco, quasi fossero uno scorfano.


Non mancano salti, veloci fughe in corrente e tutti quegli aspetti che caratterizzano i pesci di mare, notoriamente più energetici dei loro simili d'acqua dolce.


Quella alla cheppia non è una pesca "mono preda", spesso si fanno vedere anche i veri abitanti del fiume, sempre in agguato sotto un tronco o in attesa dietro i tagli di corrente, i cavedani! Un combattente molto più umile rispetto al cosiddetto tarpon italiano, ma comunque piacevole da ritrovarsi in canna con attrezzature leggere, magari allamato proprio dopo quel lancio più lungo del solito che fa rimbalzare l'esca su un masso della riva opposta. 

Alla prossima, e mi scuso con chi mi segue regolarmente se ultimamente gli aggiornamenti sono meno frequenti, cercherò di rimediare ! :)

venerdì 14 marzo 2014

Dream Fish

Ogni anno, ci sono giorni speciali, ricorrenze particolari che voglio passare da solo con la mia passione. Un rito che rinnovo ad ogni appuntamento,senza pretese e con lo scopo primario di passare una giornata al mare.

Purtroppo, come la legge di Murphy impone "se qualcosa puo' andar male, lo farà" succede troppo spesso che arrivati a queste date particolari il meteo ci metta lo zampino più del previsto con piogge, temporali e piene dei fiumi, trasformando inesorabilmente l'uscita di pesca in una grande delusione.
Ancora una volta, le premesse non erano per niente incoraggiati: sveglia alle prime luci dell'alba e c'è già un temporale che sovrasta la zona di pesca prescelta. Decido ugualmente di partire, le previsioni meteo in parte sono incoraggianti, indicano un rasserenamento imminente, ma allo stesso tempo anche un rinforzo dei venti.

Le prime ore di "pesca" trascorrono inevitabilmente chiuso in macchina ad aspettare un miglioramento, ma a questo ero preparato, con un po' di buona musica e un salto al bar, il tempo passa abbastanza in fretta. Poi, finalmente, i primi raggi di sole si fanno largo tra i nuvoloni e danno il via ai giochi, è ora di andare!
Sembra tutto in regola e pian piano torna il buon umore, mare moderato, vento affrontabile e tanta voglia di lanciare. Ci voglio credere più del previsto, precedenti esperienza mi ricordano che questa potrebbe essere la giornata giusta per i grandi incontri e non a caso, oltre alla normale attrezzatura da spinning medio, ho con me la mia cara canna "palo"da 3oz per le grandi occasioni. Inizio subito con lei a lanciare in acqua stick XXL, popperoni vari e altri mega minnow da vergognarsi a nominare, nonostante sia in uno dei peggiori mari del mediterraneo sto pescando come fossi ai tropici.
Le prime due ore passano senza segni di vita lanciando ininterrottamente questi colossi e la stanchezza prende presto il sopravvento. Come se non bastasse, il preannunciato rinforzo dei venti è arrivato, il mare è in aumento e le distanze di lancio si accorciano a vista d'occhio. Mi ci aveva fatto credere ma a quanto pare tutto sta prendendo nuovamente una piega negativa.
Ormai le onde arrivano alla mia postazione, e ogni 5 minuti mi ritrovo avvolto dagli schizzi che mi regalano la solita doccia fredda, un vero piacere se ci aggiungiamo 16 -18 nodi di vento costanti.
Devo ammetterlo, in qualunque altro giorno sarei già tornato a casa da tempo, o forse manco sarei partito, ma non oggi, non ci si arrende nelle giornate speciali.
Il vento è veramente pressante, e sono pure costretto a pescare esposto in punta, dove nonostante arrivino costantemente secchiate d'acqua, almeno guadagno quei 5 -10 metri di lancio che mi danno l'illusione di avere qualche chance in più.


Non so bene per quanto tempo sia andato avanti a pescare a testa bassa in quelle condizioni, so solo che ad un certo punto intravedo una sagoma scura nel cavo d'onda, grossa, lunga ma per niente nitida.
"Cavolo allora ci sono! O forse è stato un riflesso di luce ? Magari me lo sono immaginato" Sono cosi fuso che non riesco più a dare fiducia neanche ai miei occhi.
10 minuti dopo però, arriva la conferma! Un gruppo di aguglie in fuga con tanto di predatore dietro fa capire chiaramente che non stavo sognando, e qualcosa è accostato proprio vicino alla mia postazione. Ritrovo immediatamente le forze, è bastata una cacciata di pochi secondi per far tornare tutto il vigore iniziale.
In seguito vedrò altre cacciate, anche abbastanza vicine, ma con quel vento i miei artificiali facevano poco più di 20 metri, e non le raggiungevo mai. Non demordo, almeno una mi passerà sotto i piedi prima o poi...
Infine, dopo tanto penare, arriva il mio momento.
Una grossa sagoma aggalla dal blu, si avvicina all'esca con l'inconfondibile pinna di una grossa leccia alzata che fende l'acqua, prova timidamente a dare due smusate, continua a seguire, si affianca al popper e sferra l'attacco. Il tutto in tre o quattro secondi che ad essere li sono sembrati un'eternità !
Mi arriva in canna una botta tremenda che cerco malamente di rimandare al mittente con due forti ferrate. La prima fuga non tarda ad arrivare, veloce e potente. C'è davvero un bel pesce dall'altra parte della lenza. Non appena tocca a me tirare mi rendo subito conto che c'è qualcosa di anomalo, non riesco a girargli la testa e ad ogni pompata ho la sensazione di recuperare un muro... probabilmente è allamata di fianco e il terrore che si slami prende presto il sopravvento. Il pesce è forte e l'impossibilità di avvicinarla velocemente a riva gli permette di riguadagnare energia per nuove fughe. Niente combattimento breve e intenso questa volta !!
Me la gioco come posso, tiro quando devo e cedo quando tira lei, è tosta ma alla fine arriva a riva e proprio qui mi rendo conto che il difficile doveva ancora cominciare... intorno a me ho solo gradoni, nessuna possibilità di spostamenti in zone meno impegnative a causa di vento e onde, sono solo e dato che non ho la minima intenzione di uccidere il pesce per il salpaggio, non c'è altra soluzione che farla adagiare in qualche scalino e prenderla al volo.
Inizia un tira e molla estenuante, la faccio salire più volte sopra gli scalini, ma riesce sempre a girarsi e riprendere il largo. La lenza finisce sulle rocce più volte e tra il rischio abrasione e il pericolo slamata mi aspetto il finale negativo da un momento all'altro... Il buffo è che ho un 50lb in canna ma mi sento come se stessi pescando con un 6lb, non c'è verso di manovrarla! Sono momenti come questi che vorresti prendere a schiaffi fino al loro pentimento tutti quelli che dicono che per le lecce basta il 20lb.
Mi rendo conto di stare vivendo un sogno, da solo, nel mio ambiente, immerso nella schiuma e attaccato ad un mostro, posso già ritenermi più che soddisfatto, quindi decido di rischiarmela un po' e sperare nel meglio.
Mi sposto sul bordo dello scalino, aspetto l'onda, pompo il pesce con più forza del solito e, una volta portato dietro di me mi getto sulla sua coda.
Presa ! L'ho presa davvero !! E' finita.
La trascino velocemente in una grossa pozza, dove posso finalmente ammirarla e rilassarmi. Non c'è niente da fare, la leccia è il pesce più affascinante che abbiamo nel mediterraneo e per questo devo affrettarmi a rilasciarla in fretta. Prendo di corsa treppiede e digitale (già tutto pronto per l'uso) scatto due foto ricordo e via con il release, bacio sulla nuca e di nuovo in mare. La vedo scodare non appena si sente libera, segno che tutto è andato per il meglio. Woohoo !
Zuppo, infreddolito, con i waders strappati ma allo stesso tempo contento come un bambino il giorno di natale prendo tutta la mia roba e me ne torno a casa, il mare potrebbe avere ancora altre emozioni da regalare, ma io non posso chiedere di più, ho già avuto tanto, troppo !





mercoledì 12 febbraio 2014

Jack Fin Lures

Da qualche giorno, c'è un nuovo marchio nel mondo dello spinning Italiano, si chiama JackFin e nasce dalla passione di due giovani e talentuosi autocostruttori che hanno deciso di mettere sul mercato le loro "opere".


Date un'occhiata al loro sito e alle loro creazioni, non potrete non notare la cura dei dettagli, la qualità delle livree e l'attenzione che viene dedicata ad ogni singolo artificiale, perchè in casa Jack Fin, ogni pezzo è unico.


Potete seguirli dal sito, dove trovate il catalogo, video dimostrativi e info su come ordinare.

www.jackfin.it/

Oppure dalla loro pagina facebook, sempre aggiornata con nuove immagine provenienti dal laboratorio o direttamente dal mare.

Jack Fin - Facebook page

Un in bocca al lupo a Lorenzo e Simone per il loro lavoro !!


mercoledì 29 gennaio 2014

Ombre

Eccoci di nuovo qua, un'altra perturbazione è arrivata e fortunatamente ho la possibilità di andare a timbrare il cartellino al "momento giusto". Le virgolette sono d'obbligo perchè in questo caso il momento giusto non è proprio come al solito. Mi ritrovo davanti il cosidetto mare lungo, ossia onde generate da una mareggiata lontana che arrivano in serie di 3 o 4 cavalloni alti e lenti, si passa in pochi secondi da situazioni di apparente quasi calma a schiumoni epici. Un mare infame insomma, pronto a colpire a tradimento alla prima distrazione.

Ma come si dice sempre, l'importante è crederci, ed io oggi voglio proprio vedere che cosa ha da regalare il mio mare.


Poco, a quanto pare, la prima ora passa senza segnali di vita, nonostante abbia lanciato ininterrottamente piccole leccornie in zone che sembravano il paradiso dell'occhiata e che, in passato, hanno più volte regalato numerose catture.
Provo a cambiare ambiente, cerco una zona riparata dove poter pescare più in tranquillità, visto che, con l'attrezzatura leggera che mi sono portato oggi, non era proprio il massimo pescare tra quei cavalloni.

Finisco a lanciare piccoli jerk in un basso fondale, qui l'onda frange lontana e crea un impianto di pesca a dir poco spettacolare. Ho bisogno di un'esca che lanci lungo e non soffra le correnti, quindi mi affido ad un Ryuky 70s della DUO. Qualche lancio a ventaglio qua e la e arriva la prima botta della giornata, le continue testate mi fanno subito capire di chi si tratta, è un sarago! Lo porto a terra e decido di trattenerlo, è un pesce di taglia decente anche se non rilevante, sarà sul mezzo kg, ma almeno salva dignitosamente dal cappotto.


Il basso fondo però, tanto scenico quanto promettente, non regala altre soddisfazioni.

Decido di dare una svolta alla pescata, mi rimetto in marcia e cambio del tutto spot. Scogliera medio bassa con scalino pronunciato proprio sotto i piedi, ambiente piuttosto impegnativo con quel moto ondoso che si schianta con forza direttamente sulle rocce, ma voglio provarci lo stesso. Il mare è davvero ostile e devo continuamente indietreggiare per evitare una doccia fredda, ormai mi sembra di vedere onde lunghe persino in cielo e come se non bastasse i pesci non collaborano.


Continua cosi per un po', ma quando ormai lo sconforto sta per avere il sopravvento, mi ritrovo davanti una schiumatina davvero intrigante.
"Dai qui deve esserci per forza" penso. (frase ripetura almeno una trentina di volte nelle ore precedenti)
Lancio lo stesso jerkettino del sarago qualche metro oltre la turbolenza, e do il via alla solita danza: jerk jerk jerk, stop. jerk jerk jerk, stop. jerk jerk jerk, stop. Je... SBAM. Botta decisa con ingoio profondo proprio sotto i piedi, non puo' essere che lei, la spigola. La faccio sfogare un po', in fondo con uno 0,23 non ci si puo' permettere di forzare troppo e, proprio mentre me la lavoro per farla stancare, riesco a distinguere una macchia scura molto più grossa che la affianca. Penso subito ad un'altra spigola, e rosico, ti pareva che su due pesci quello che abbocca per primo è sempre il più piccolo? Man mano che la avvicino l'ombra si fa sempre più nitida, non è una spigola, ma un bellissimo serra ! Ormai li ho entrambi sotto i piedi, il serra le si avvicina continuamente minaccioso, ma non sferra mai l'attacco. Sono bellissimi da vedere uno accanto all'altro! Aspetto l'onda per tirare a secco la mia preda, prima che diventi quella di qualcun altro, al primo cavallone la indirizzo su un lastrone, l'onda gonfia il mare sopra la roccia ed ecco che si ripresenta di nuovo l'ombra minacciosa, sale sul lastrone, ma si rende conto di aver osato troppo, si ferma, io mi distraggo, il mare si ritira, si riporta dentro la mia spigola e il serra rimane intrappolato in secca. Incredulo e stupito per ciò che mi stava accadendo ci metto un po' per realizzare che era il momento di agire. Balzo felino sul pesce e in men che non si dica mi ritrovo con un braccio a bloccare di forza 5kg di serra incazzato e vitale e con l'altro a tenere in tensione la lenza della spigola, che è ancora allamata! Passano secondi interminabili in cui cerco di trovare un modo per uscire da quella situazione di stallo senza perdere nulla, ma poi il mare decide di metterci del suo per riprendersi cio che gli appartiene. Arriva un'altro ondone, mi strappa l'immeritato predatore dalle mani, lo sento sbattere sulla gamba (panico), lo vedo allontanarsi dietro di me, provo a prenderlo al volo ma l'unico esito è quello di scivolare e farmi un bel bagno invernale. Mi ricompongo, ritrovo l'equilibro perso e termino il recupero della povera spigola ormai stanca e finita in secondo piano.
In tutto questo, non mi ero neanche accorto di aver agganciato un pesce niente male.


Sono bagnato, infreddolito, ma appagato, sia per aver qualcosa da portare a casa per soddisfare la tavola, sia per aver un'altra scena da ricordare, cose del genere non capitano spesso.

Ancora una volta, mi ritrovo a ringraziare il mio mare, tanto avaro e impegnativo ma che comunque, in un modo o nell'altro, sa sempre come ripagare per tutti i sacrifici fatti in cerca di nuove emozioni.

martedì 7 gennaio 2014

Una giornata tra le rocce

Era tanto che non riuscivo a fare una pescata come si deve, impedimenti vari e 15 giorni filati di grecale mi hanno fatto desiderare una nuova perturbazione come poche altre volte. Ma finalmente dopo tanta attesa a quanto pare ci siamo, il meteo inizia a parlare la lingua che piace a me, vento e mare mosso.

Preparo tutto il necessario per passare diverse ore in scogliera, cordame compreso, visto che, tanto per restare in tema di vagabondaggio, oggi ho intenzione di visitare un tratto di costa a me sconosciuto.

Sarà stata l'impazienza o la frenisia da pesca (mi stavo veramente pescando sotto!) ma anticipo di qualche ora la mareggiata.
Mi ritrovo in una situazione di mare piatto e vento debole, male per la pesca ma in questo caso specifico un lato positivo c'è, dato che ho modo di farmi il tratto di andata con la massima calma e studiarmi per bene tutti i passaggi difficili, a quanto pare di murate e tratti strapiombanti in questa zona ce ne sono a volontà.


Cerco di trarre il meglio... dal peggio, anni di scogliera qualcosa insegnano, e cosi, mentre mi sposto verso sud,  tento qualche occhiata in superficie. Ne approfitto per provare un nuovo wtd della Jack Fin, un'esca e un marchio di cui sono sicuro presto sentirete molto parlare. I pesci ci sono anche se non molto aggressivi a causa della fase ancora debole di mareggiata, ma lancia e rilancia riesco ugualmente ad ottenere qualche attacco. La maggior parte, come al solito, non rimangono allamate, ma questo si sa, è il prezzo da pagare per la pesca di superifcie. Arrivato a fine scogliera comunque qualcuna a terra sono riuscito a portarla, anche di taglia accettabile.


Mi fermo a fare uno spuntino, tutto questo camminare mette fame.
Mentre mangio una mela condita con muco di occhiata, mi rendo conto che c'è un pinguino dal collo lungo a 5 metri da me che mi osserva con fare interessato, da dove arriva ? e' sempre stato li e non me ne sono accorto ? Mistero.


E' ora di riprendere la strada di ritorno, sono riposato ma più che altro, il mare si sta alzando e il vento si è fatto intenso ! Le schiumate si ingrossano e si formano i primi canaloni di reflusso ricchi di bollicine... adesso si fa sul serio, dai wtd si passa ai palettati. 
Dopo neanche 100 metri ho i primi inseguimenti, due spigole in coppia prima seguono poi attaccano il minnow, due lanci due attacchi, una volta per uno, ma entrambe si slamano subito dopo il morso.
Beh che dire, ormai sono diventato un vero maestro nell'arte di perdere i pesci.
Deluso proseguo la mia ricerca, ma non demordo, il mare sta diventando uno spettacolo.


Poco dopo altri segnali di vita, un'altra spigola attacca e stavolta ci rimane, non è grossa, ma ci accontentiamo. Al lancio successivo nello stesso punto, esce un'altro pesce della stessa taglia che fa tornare positivo l'umore dopo la doppia slamata.


La situazione è sempre più intressante, ogni grossa schiumata succede qualcosa, un inseguimento, un pesciotto, o un'altra spigola.


Roba grossa non sembra essercene in giro, i pesci non superano il kg, ma fortunatamente non sono pochi e soprattutto sono molto aggressivi.


Purtroppo mi rendo conto che il giochino è destinato a terminare, il mare sta iniziando a diventare forte e aumenterà ancora nelle prossime ore, c'è ancora un po' di strada da fare e la preoccupazione di ritrovarmi i tratti più impegnativi bloccati dalle onde sta diventando qualcosa di sempre più concreto. Ben conscio che fare un'altra passata nei punti migliori probabilmente porterebbe ad altre catture, decido ugualmente di rientrare e non correre rischi, in fondo, posso ritenermi più che soddisfatto: ho ripassato una giornata di mare come non facevo da tempo, mi sono vissuto un'intera fase di mareggiata, ho finalmente pescato in un tratto di costa a me nuovo, ho pure catturato qualche pesce e, dulcis in fundo, ho dato una rispolverata ad un mio vecchio e glorioso mulo, tanto bistrattato (dagli altri) quanto "fortunato", l'Exage 6000.


A presto.