Io l'ho sempre detto e continuerò a ripeterlo, ormai è un fatto inconfutabile: le cose migliori avvengono quando meno te lo aspetti. Succede sempre che credendoci più del dovuto, quando sulla carta tutto fa presagire al meglio, non avvenga mai nulla di rilevante, mentre con il morale basso e la testa libera da aspettative si avveri l'inimmaginabile, tipo ritrovarsi in una situazione del genere...
Ma facciamo qualche passo indietro...
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mercoledì 9 novembre 2016
mercoledì 19 ottobre 2016
48 gradi
Non so neanche quantificare quanto tempo è passato dall'ultima mareggiata, per un motivo o per un altro tutte le ultime perturbazioni sono passate senza che io mi presentassi all'appello fino a che, in una torrida giornata di Agosto arriva un po' di bassa pressione... è la mia occasione per rimediare.
Il mare non promette nulla di che, una mareggiatina montante tipicamente estiva, per nulla promettente e dal risultato incerto, ma a questo ormai sono tristemente abituato. Però la voglia di onde e di bucare qualche pesce diverso dal solito si fa sentire e quindi decido di affrontarla con attrezzatura leggera per raccattare tutto quello che mi capita a tiro e divertirmi.
Il mare non promette nulla di che, una mareggiatina montante tipicamente estiva, per nulla promettente e dal risultato incerto, ma a questo ormai sono tristemente abituato. Però la voglia di onde e di bucare qualche pesce diverso dal solito si fa sentire e quindi decido di affrontarla con attrezzatura leggera per raccattare tutto quello che mi capita a tiro e divertirmi.
giovedì 19 maggio 2016
Frenesia tra rocce e muco
Ore 5:20, la sveglia suona.
Durante la notte la tenda mi è crollata addosso, forti raffiche dovute ad una perturbazione lontana hanno allentato i tiranti.
Non ho sentito una mazza e mi sveglio confuso avvolto dal telo come un insaccato.
I fulmini in lontananza mi fanno sperare in una mattinata ricca di attività, e barcollante con la mia attrezzatura mi dirigo verso la postazione.
Durante la notte la tenda mi è crollata addosso, forti raffiche dovute ad una perturbazione lontana hanno allentato i tiranti.
Non ho sentito una mazza e mi sveglio confuso avvolto dal telo come un insaccato.
I fulmini in lontananza mi fanno sperare in una mattinata ricca di attività, e barcollante con la mia attrezzatura mi dirigo verso la postazione.
lunedì 7 marzo 2016
Le false mareggiate che rendono
In questo inverno dove dominano la noia e l'apatia arriva un segnale dalle previsioni meteo che risveglia il mio istinto predatorio: una perturbazione lunga ed a lenta crescita da manuale, assolutamente da non perdere!
La voglia è talmente tanta che poco dopo l'alba e in anticipo sulla mareggiata sono già in scogliera, armato fino ai denti e pronto ad ogni evenienza. Non mi fido delle previsioni e temo che il mare a salire ci metta più del previsto come spesso capita, quindi per sicurezza mi porto qualche minnow sotto i 100mm e terminali del 0,31 scelta che in seguito si rivelerà la chiave di svolta della giornata.
Inizio lanciando dalla prima punta esposta al vento e con un minimo di frangenza che trovo ed è subito strike con una bella occhiata.
La voglia è talmente tanta che poco dopo l'alba e in anticipo sulla mareggiata sono già in scogliera, armato fino ai denti e pronto ad ogni evenienza. Non mi fido delle previsioni e temo che il mare a salire ci metta più del previsto come spesso capita, quindi per sicurezza mi porto qualche minnow sotto i 100mm e terminali del 0,31 scelta che in seguito si rivelerà la chiave di svolta della giornata.
martedì 21 aprile 2015
La triade
Dopo tanto tempo sono riuscito a ritrovare una mareggiata come si deve, a pesca sono andato, ci mancherebbe, ma il meteo ci ha sempre messo lo zampino, a volte portando troppa onda, o troppo poca, con mareggiate che si alzavano di notte o piene fluviali che sporcavano decine di km di litorale, insomma le belle condizioni erano diventate un miraggio.
Come dice il detto, non può piovere per sempre, e finalmente dopo tanto aspettare è arrivata anche la perturbazione "giusta", mare che inizia ad alzarsi dall'alba e diventa via via sempre più agitato, roba da manuale dello spinning in scogliera, insomma.
Giunto in riva al mare, le prime impressioni non sono delle migliori: acqua abbastanza pulita, onda debole e schiumate ridotte ai minimi termini... sembra ancora presto. Monto la canna e mi avvicino alla riva senza neanche indossare i waders, quasi svogliatamente abbozzo i primi due lanci e qui, mentre l'artificiale arriva sotto i piedi per la seconda volta, vedo la sagoma argentea di un bello sparide. Sono proprio a fine corsa e non posso far altro che far saltellare il beach walker tenendo la canna con una mano sola senza recuperare. Due, tre saltelli cosi in corrente e scatta il morso. Lo salpo di peso come pescassi con una fissa,esce dal mare in meno di tre secondi, è un sarago niente male.
Come dice il detto, non può piovere per sempre, e finalmente dopo tanto aspettare è arrivata anche la perturbazione "giusta", mare che inizia ad alzarsi dall'alba e diventa via via sempre più agitato, roba da manuale dello spinning in scogliera, insomma.
Giunto in riva al mare, le prime impressioni non sono delle migliori: acqua abbastanza pulita, onda debole e schiumate ridotte ai minimi termini... sembra ancora presto. Monto la canna e mi avvicino alla riva senza neanche indossare i waders, quasi svogliatamente abbozzo i primi due lanci e qui, mentre l'artificiale arriva sotto i piedi per la seconda volta, vedo la sagoma argentea di un bello sparide. Sono proprio a fine corsa e non posso far altro che far saltellare il beach walker tenendo la canna con una mano sola senza recuperare. Due, tre saltelli cosi in corrente e scatta il morso. Lo salpo di peso come pescassi con una fissa,esce dal mare in meno di tre secondi, è un sarago niente male.
giovedì 22 gennaio 2015
Onde Corse - Vol. II
Un'altra giornata Corsa è appena iniziata, questa volta mi sono alzato prima del solito, durante la notte il cielo si è riempito di nuvole che, bloccando ogni raggio di luce proveniente dal'alto , rendono tutto l'ambiente circostante totalmente oscuro. Sono diversi giorni consecutivi che faccio le albe e ormai, oltre ad essere diventata un'abitudine, non mi pesano più.
Oggi però è diverso, il rumore delle onde si fa sentire già dalla strada, inaspettatamente nelle ore notturne si è alzato il mare. Qui nella costa ovest il moto ondoso fa un po' come gli pare ed è molto difficile da prevedere.
Scendo in scogliera, non si distingue nulla a parte il bianco delle schiumate e durante i lanci a luce spenta sono costretto a non muovere i piedi tanto che non si vedono manco i dislivelli del suolo. Anticipare l'alba però, ha portato bene, dopo poco infatti arriva la prima "botta" a bordo schiumata, ma la reazione della preda non è proprio come quella che ci si aspetta, si lascia recuperare a peso morto e reagisce solo con deboli strattoni. In altre situazioni avrei pensato ad un sacchetto mosso dalle onde, ma qui è una cosa che mi è capitata diverse volte.
Eccolo qua, l'ennesimo calamaro fatto con un long jerk, questa volta per di più in mareggiata e con una 4oz. Vallo a raccontare a chi ti spiega dell'importanza della sensibilità nell'eging...
Continuo a lanciare, sperando in un altro cefalopode, ma nulla fino a che non inizia ad esserci un po' di luce, momento in cui arriva la prima vera botta della giornata. E' un barra che anche oggi, puntuale, arriva a timbrare il cartellino. Brevissimo recupero ed è a terra, non è grosso ma neanche piccolo, ma in fondo posso ritenermi soddisfatto, il peso del cappotto non c'è più.
Una decina di minuti dopo, arriva il gemello, come ultima cattura di questa alba più schiumosa del solito.
Decido di prendermi una pausa, torno alla macchina, faccio con calma un'abbondante colazione e poi via verso il mare di nuovo a lanciare plastichetti.
Ho voglia di camminare, e ne approfitto di questo surplus di energie per spostarmi in una zona più isolata della scogliera che è pure maggiormente esposta al moto ondoso. La giornata è strana, grigia, una cappa enorme di nebbia copre completamente più di metà Corsica, non c'è un alito di vento, l'aria è pesante e fa un caldo cane per essere Dicembre.
Adesso che c'è luce ho modo di realizzare che il mare è un vero spettacolo, l'onda lunga crea un risaccone lento ma potente, un moto ondoso con cui è meglio non scherzare su scogliere a picco come quelle dove mi trovo. Ma basta contemplare il mare, è passata più di un'ora dall'ultimo lancio ed è giunto il momento di ricominciare.
Monto un minnow ben palettato e mi piazzo nel centro di un correntone schiumoso che crea una striscia bianca che si allunga verso il largo per una quindicina di metri. Primo lancio preciso al centro, si sente benissimo la spinta della corrente sulla paletta e pescare cosi è una goduria pazzesca.
L'esca si avvicina a terra, sta quasi entrando nel risaccone quando "qualcosa" la afferra da dietro e cerca di portarla con se verso il fondo. Non faccio in tempo a ferrare che ho già la canna addoppiata. La fortuna mi assiste da subito e l'onda in arrivo mi aiuta ad impedire al pesce di fare la prima fuga. Reagisco con prontezza a questo suo destabilizzamento e lo forzo portandolo con due pompate praticamente sotto i piedi. Adesso però la stessa onda che mi ha aiutato nei primi secondi di lotta ha rimbalzato sulle rocce e spinge con forza verso il largo, non posso far altro che assecondarla abbassando la canna e balzando in avanti. E' un attimo però, che mi ritrovo nuovamente a sfruttare il ringonfiamento del mare facendo leva con la mia St.Croix per riguadagnare i metri persi, il pesce non riesce a reagire, è avvolto completamente dalla schiuma e probabilmente disorientato, tira solo testate che però non riescono a frenare la sua corsa verso le rocce. Un attimo dopo è a terra, immobile.
Lo metto al sicuro in una pozza e lo guardo mentre sfoga tutte le sue energie che non è riuscito a sfruttare in combattimento. Il tutto sarà durato 7 o 8 secondi e sono abbastanza sicuro che non ha realizzato di essere in pericolo fino a che non si è ritrovato all'asciutto. Onestamente anche io non avevo coscienza di aver incannato un bellissimo dentice fino a che non è uscito dall'acqua.
La pescata è praticamente appena iniziata ed ho già svoltato, a pensarci bene non è che sia una cosa del tutto positiva, pescare appagati rende poco. Ma ormai sono qui e devo continuare.
Provo a cambiare esche, sondare ogni strato, con jig, minnow, gomme, ma nulla, sembra sparito tutto, fino a che, sul rimbalzo dal fondo sento che qualcosa si è attaccato al jig. E' piccolo, ma tira testate, sicuramente è un denticino, ma invece...
Come dicono gli esperti, se c'è una tanuta ce n'è sicuramente un'altra, insisto jiggando con più convinzione che mai, ma ovviamente non accade più nulla.
Decido di spostarmi, la scogliera è tosta e ogni spostamento obbliga a risalire la murata rocciosa, ricollegarsi al sentiero, trovare una zona senza troppa vegetazione e scendere nuovamente, e, per fare tutto ciò, servono sempre almeno15 - 20minuti e un bagno di sudore.
Quando finalmente riprendo a lanciare su long jerk arriva un'altra botta, violenta e cattiva con tanto di canna bloccata dopo la ferrata, ma purtroppo si slama subito e la sola idea che potrebbe essere stato un'altro dentice mi fa saltare i nervi. Provo a sbollire l'incazzatura cercando una nuova preda e quasi a volermi dare un contentino dopo un po' di lancia e recupera arriva ! Non è grossa ma vivace, sfrutta la risacca e mi fa divertire, fino a che non la faccio volare in scogliera. E' una riccioletta, nulla di che come pesce, ma a modo suo, mi ha dato più filo da torcere del dentice e dei barracuda.
Insisto ancora un po', ma inizia a farsi sentire la stanchezza e soprattutto la fame. Penso che in fondo possa andare bene cosi e per oggi termino la pescata.
Oggi però è diverso, il rumore delle onde si fa sentire già dalla strada, inaspettatamente nelle ore notturne si è alzato il mare. Qui nella costa ovest il moto ondoso fa un po' come gli pare ed è molto difficile da prevedere.
Scendo in scogliera, non si distingue nulla a parte il bianco delle schiumate e durante i lanci a luce spenta sono costretto a non muovere i piedi tanto che non si vedono manco i dislivelli del suolo. Anticipare l'alba però, ha portato bene, dopo poco infatti arriva la prima "botta" a bordo schiumata, ma la reazione della preda non è proprio come quella che ci si aspetta, si lascia recuperare a peso morto e reagisce solo con deboli strattoni. In altre situazioni avrei pensato ad un sacchetto mosso dalle onde, ma qui è una cosa che mi è capitata diverse volte.
Continuo a lanciare, sperando in un altro cefalopode, ma nulla fino a che non inizia ad esserci un po' di luce, momento in cui arriva la prima vera botta della giornata. E' un barra che anche oggi, puntuale, arriva a timbrare il cartellino. Brevissimo recupero ed è a terra, non è grosso ma neanche piccolo, ma in fondo posso ritenermi soddisfatto, il peso del cappotto non c'è più.
Una decina di minuti dopo, arriva il gemello, come ultima cattura di questa alba più schiumosa del solito.
Decido di prendermi una pausa, torno alla macchina, faccio con calma un'abbondante colazione e poi via verso il mare di nuovo a lanciare plastichetti.
Ho voglia di camminare, e ne approfitto di questo surplus di energie per spostarmi in una zona più isolata della scogliera che è pure maggiormente esposta al moto ondoso. La giornata è strana, grigia, una cappa enorme di nebbia copre completamente più di metà Corsica, non c'è un alito di vento, l'aria è pesante e fa un caldo cane per essere Dicembre.
Monto un minnow ben palettato e mi piazzo nel centro di un correntone schiumoso che crea una striscia bianca che si allunga verso il largo per una quindicina di metri. Primo lancio preciso al centro, si sente benissimo la spinta della corrente sulla paletta e pescare cosi è una goduria pazzesca.
L'esca si avvicina a terra, sta quasi entrando nel risaccone quando "qualcosa" la afferra da dietro e cerca di portarla con se verso il fondo. Non faccio in tempo a ferrare che ho già la canna addoppiata. La fortuna mi assiste da subito e l'onda in arrivo mi aiuta ad impedire al pesce di fare la prima fuga. Reagisco con prontezza a questo suo destabilizzamento e lo forzo portandolo con due pompate praticamente sotto i piedi. Adesso però la stessa onda che mi ha aiutato nei primi secondi di lotta ha rimbalzato sulle rocce e spinge con forza verso il largo, non posso far altro che assecondarla abbassando la canna e balzando in avanti. E' un attimo però, che mi ritrovo nuovamente a sfruttare il ringonfiamento del mare facendo leva con la mia St.Croix per riguadagnare i metri persi, il pesce non riesce a reagire, è avvolto completamente dalla schiuma e probabilmente disorientato, tira solo testate che però non riescono a frenare la sua corsa verso le rocce. Un attimo dopo è a terra, immobile.
Lo metto al sicuro in una pozza e lo guardo mentre sfoga tutte le sue energie che non è riuscito a sfruttare in combattimento. Il tutto sarà durato 7 o 8 secondi e sono abbastanza sicuro che non ha realizzato di essere in pericolo fino a che non si è ritrovato all'asciutto. Onestamente anche io non avevo coscienza di aver incannato un bellissimo dentice fino a che non è uscito dall'acqua.
Decido di spostarmi, la scogliera è tosta e ogni spostamento obbliga a risalire la murata rocciosa, ricollegarsi al sentiero, trovare una zona senza troppa vegetazione e scendere nuovamente, e, per fare tutto ciò, servono sempre almeno15 - 20minuti e un bagno di sudore.
Quando finalmente riprendo a lanciare su long jerk arriva un'altra botta, violenta e cattiva con tanto di canna bloccata dopo la ferrata, ma purtroppo si slama subito e la sola idea che potrebbe essere stato un'altro dentice mi fa saltare i nervi. Provo a sbollire l'incazzatura cercando una nuova preda e quasi a volermi dare un contentino dopo un po' di lancia e recupera arriva ! Non è grossa ma vivace, sfrutta la risacca e mi fa divertire, fino a che non la faccio volare in scogliera. E' una riccioletta, nulla di che come pesce, ma a modo suo, mi ha dato più filo da torcere del dentice e dei barracuda.
lunedì 12 gennaio 2015
Onde Corse - Vol. I
Prima di scrivere questo report, nel caso non fosse chiaro dal titolo, ci tengo precisare che mi trovavo in Corsica.
Si parte, è il primo giorno ufficiale in terra Corsa e già mi trovo ad affrontare onde e vento. La mareggiata è impegnativa, ma non troppo, le onde arrivano cattive lateralmente e l'irregolarità della costa permette di trovare tra uno sperone e l'altro qualche caletta dove rilassarsi un attimo riparati da vento e schizzi. L'euforia di trovarsi in una nuova scogliera mi impedisce di concentrarmi sulla pesca e per la prima ora non faccio altro che saltare senza la dovuta cautela da una roccia a l'altra, percorrendo centinaia di metri e lanciando poco poco.
Inizialmente non prendo nulla, manco un inseguimento di occhiata, e essendo in acque che dovrebbe essere molto più ricche delle mie mi impongo di darmi una calmata e fare le cose per bene.
Torno sui miei passi e noto da una postazione elevata un bellissimo giro di correnti con schiumata imponente decisamente interessante, ma come ho fatto a non notarlo prima?
Scendo con calma lungo la murata di roccia, mi posizione su quella che sembra la postazione migliore, do uno sguardo allo spot e via, primo lancio con long jerk: nulla. Faccio volare nuovamente l'esca leggermente più interna al flusso di corrente generato dalla risacca, nessun segnale fino agli ultimi 5 metri, poi dal nulla appare una sagoma scura che morde l'artificiale senza esitazioni, è un'occhiata gigantesca!! Penso. Ma mi rendo conto dopo poco che ho a che fare con qualcosa di diverso, sarà un saragone di quelli epici. Nonostante sia ormai arrivato sotto i piedi, il mare è cosi imbiancato che non riesco a vedere nulla che sia anche soltanto 5 cm sotto al superficie, aspetto un momento di cedimento della preda, poi do un colpo netto con la canna e alzo il pesce di peso.
Ah! Sorpresa !
Provo un attimo di vergogna per aver scambiato un dentice per un'occhiata... ma vabbè, sarà l'eta che avanza.
Il tramonto si avvicina, decido di mettermi in una punta e fermarmi li, di camminare non ne posso davvero più, e poi la forza del mare sta diminuendo.
Con il calare del sole accostano i classici barracuda serali, ne faccio qualcuno sul kg, altri si slamano durante il recupero, ma ad un tratto, proprio nel momento in cui l'esca entra nella schiumata, arriva una botta un po' diversa dal solito, ed esce, come ciliegina sulla torta per arricchire ulteriormente la giornata, pure una spigola!
Direi che posso ritenermi soddisfatto, potrei concludere subito la serata ma ormai opto per restare fino all'ultimo, le pescate in Corsica non si interrompono. La scelta si rivelerà azzeccata, l'attività dei barracuda non era ancora terminata ed infatti prima della fine esce un altro discreto esemplare.
Alla prossima mareggiata Corsa. :)
Si parte, è il primo giorno ufficiale in terra Corsa e già mi trovo ad affrontare onde e vento. La mareggiata è impegnativa, ma non troppo, le onde arrivano cattive lateralmente e l'irregolarità della costa permette di trovare tra uno sperone e l'altro qualche caletta dove rilassarsi un attimo riparati da vento e schizzi. L'euforia di trovarsi in una nuova scogliera mi impedisce di concentrarmi sulla pesca e per la prima ora non faccio altro che saltare senza la dovuta cautela da una roccia a l'altra, percorrendo centinaia di metri e lanciando poco poco.
Inizialmente non prendo nulla, manco un inseguimento di occhiata, e essendo in acque che dovrebbe essere molto più ricche delle mie mi impongo di darmi una calmata e fare le cose per bene.
Torno sui miei passi e noto da una postazione elevata un bellissimo giro di correnti con schiumata imponente decisamente interessante, ma come ho fatto a non notarlo prima?
Scendo con calma lungo la murata di roccia, mi posizione su quella che sembra la postazione migliore, do uno sguardo allo spot e via, primo lancio con long jerk: nulla. Faccio volare nuovamente l'esca leggermente più interna al flusso di corrente generato dalla risacca, nessun segnale fino agli ultimi 5 metri, poi dal nulla appare una sagoma scura che morde l'artificiale senza esitazioni, è un'occhiata gigantesca!! Penso. Ma mi rendo conto dopo poco che ho a che fare con qualcosa di diverso, sarà un saragone di quelli epici. Nonostante sia ormai arrivato sotto i piedi, il mare è cosi imbiancato che non riesco a vedere nulla che sia anche soltanto 5 cm sotto al superficie, aspetto un momento di cedimento della preda, poi do un colpo netto con la canna e alzo il pesce di peso.
Ah! Sorpresa !
Provo un attimo di vergogna per aver scambiato un dentice per un'occhiata... ma vabbè, sarà l'eta che avanza.
Rilancio gasatissimo nello stesso punto e... Track. Si spacca l'apicale della canna. Disastro! Torno alla base (30 minuti di cammino), pranzo, riposino, altra camminata e di nuovo in pesca.
Il mare è sempre da manuale, anche se il vento inizia a calare. Voglio dare nuovamente fiducia ai long jerk, e cosi faccio. Non ci vorrà molto prima di vedere un inseguimento, questa volta un barracuda che però nonostante sembrava sempre ad un attimo dal mordere, non si decide. Tento qualcosa di alternativo, testina piombata con gomma. Magari esce un'altro dentice. La botta non tarda ad arrivare, attacco sotto riva, con la lenza praticamente verticale, durante lo stop finale, bellissimo! Non è il dentone che cercavo, ma un barracuda niente male, salpato di arroganza senza possibilità di replica subito dopo la botta.
Al lancio successivo altro attacco di barracuda, solo che questo non ci rimane. E sono a due keitech distrutte, maledizione. Ma devo ammettere che questo è il miglior modo di rovinare le gomme che abbia mai provato.
C'è un momento di pausa, i pesci sembrano spariti e nonostante i numerosi spostamenti e i cambi di esca di botte neache a parlarne, poi, in un tratto di scogliera abbastanza insignificante, su Tide Minnow arriva un'altro cuda diurno. Nonostante di questi pesci ne abbia presi a centinaia, prenderli cosi a sole alto mi dà una piacevole sensazione di novità.
Ah! Beati gli isolani...!Il tramonto si avvicina, decido di mettermi in una punta e fermarmi li, di camminare non ne posso davvero più, e poi la forza del mare sta diminuendo.
Con il calare del sole accostano i classici barracuda serali, ne faccio qualcuno sul kg, altri si slamano durante il recupero, ma ad un tratto, proprio nel momento in cui l'esca entra nella schiumata, arriva una botta un po' diversa dal solito, ed esce, come ciliegina sulla torta per arricchire ulteriormente la giornata, pure una spigola!
Direi che posso ritenermi soddisfatto, potrei concludere subito la serata ma ormai opto per restare fino all'ultimo, le pescate in Corsica non si interrompono. La scelta si rivelerà azzeccata, l'attività dei barracuda non era ancora terminata ed infatti prima della fine esce un altro discreto esemplare.
Alla prossima mareggiata Corsa. :)
venerdì 14 marzo 2014
Dream Fish
Ogni anno, ci sono giorni speciali, ricorrenze particolari che voglio passare da solo con la mia passione. Un rito che rinnovo ad ogni appuntamento,senza pretese e con lo scopo primario di passare una giornata al mare.
Purtroppo, come la legge di Murphy impone "se qualcosa puo' andar male, lo farà" succede troppo spesso che arrivati a queste date particolari il meteo ci metta lo zampino più del previsto con piogge, temporali e piene dei fiumi, trasformando inesorabilmente l'uscita di pesca in una grande delusione.
Ancora una volta, le premesse non erano per niente incoraggiati: sveglia alle prime luci dell'alba e c'è già un temporale che sovrasta la zona di pesca prescelta. Decido ugualmente di partire, le previsioni meteo in parte sono incoraggianti, indicano un rasserenamento imminente, ma allo stesso tempo anche un rinforzo dei venti.
Le prime ore di "pesca" trascorrono inevitabilmente chiuso in macchina ad aspettare un miglioramento, ma a questo ero preparato, con un po' di buona musica e un salto al bar, il tempo passa abbastanza in fretta. Poi, finalmente, i primi raggi di sole si fanno largo tra i nuvoloni e danno il via ai giochi, è ora di andare!
Sembra tutto in regola e pian piano torna il buon umore, mare moderato, vento affrontabile e tanta voglia di lanciare. Ci voglio credere più del previsto, precedenti esperienza mi ricordano che questa potrebbe essere la giornata giusta per i grandi incontri e non a caso, oltre alla normale attrezzatura da spinning medio, ho con me la mia cara canna "palo"da 3oz per le grandi occasioni. Inizio subito con lei a lanciare in acqua stick XXL, popperoni vari e altri mega minnow da vergognarsi a nominare, nonostante sia in uno dei peggiori mari del mediterraneo sto pescando come fossi ai tropici.
Le prime due ore passano senza segni di vita lanciando ininterrottamente questi colossi e la stanchezza prende presto il sopravvento. Come se non bastasse, il preannunciato rinforzo dei venti è arrivato, il mare è in aumento e le distanze di lancio si accorciano a vista d'occhio. Mi ci aveva fatto credere ma a quanto pare tutto sta prendendo nuovamente una piega negativa.
Ormai le onde arrivano alla mia postazione, e ogni 5 minuti mi ritrovo avvolto dagli schizzi che mi regalano la solita doccia fredda, un vero piacere se ci aggiungiamo 16 -18 nodi di vento costanti.
Devo ammetterlo, in qualunque altro giorno sarei già tornato a casa da tempo, o forse manco sarei partito, ma non oggi, non ci si arrende nelle giornate speciali.
Il vento è veramente pressante, e sono pure costretto a pescare esposto in punta, dove nonostante arrivino costantemente secchiate d'acqua, almeno guadagno quei 5 -10 metri di lancio che mi danno l'illusione di avere qualche chance in più.
Non so bene per quanto tempo sia andato avanti a pescare a testa bassa in quelle condizioni, so solo che ad un certo punto intravedo una sagoma scura nel cavo d'onda, grossa, lunga ma per niente nitida.
"Cavolo allora ci sono! O forse è stato un riflesso di luce ? Magari me lo sono immaginato" Sono cosi fuso che non riesco più a dare fiducia neanche ai miei occhi.
10 minuti dopo però, arriva la conferma! Un gruppo di aguglie in fuga con tanto di predatore dietro fa capire chiaramente che non stavo sognando, e qualcosa è accostato proprio vicino alla mia postazione. Ritrovo immediatamente le forze, è bastata una cacciata di pochi secondi per far tornare tutto il vigore iniziale.
In seguito vedrò altre cacciate, anche abbastanza vicine, ma con quel vento i miei artificiali facevano poco più di 20 metri, e non le raggiungevo mai. Non demordo, almeno una mi passerà sotto i piedi prima o poi...
Infine, dopo tanto penare, arriva il mio momento.
Una grossa sagoma aggalla dal blu, si avvicina all'esca con l'inconfondibile pinna di una grossa leccia alzata che fende l'acqua, prova timidamente a dare due smusate, continua a seguire, si affianca al popper e sferra l'attacco. Il tutto in tre o quattro secondi che ad essere li sono sembrati un'eternità !
Mi arriva in canna una botta tremenda che cerco malamente di rimandare al mittente con due forti ferrate. La prima fuga non tarda ad arrivare, veloce e potente. C'è davvero un bel pesce dall'altra parte della lenza. Non appena tocca a me tirare mi rendo subito conto che c'è qualcosa di anomalo, non riesco a girargli la testa e ad ogni pompata ho la sensazione di recuperare un muro... probabilmente è allamata di fianco e il terrore che si slami prende presto il sopravvento. Il pesce è forte e l'impossibilità di avvicinarla velocemente a riva gli permette di riguadagnare energia per nuove fughe. Niente combattimento breve e intenso questa volta !!
Me la gioco come posso, tiro quando devo e cedo quando tira lei, è tosta ma alla fine arriva a riva e proprio qui mi rendo conto che il difficile doveva ancora cominciare... intorno a me ho solo gradoni, nessuna possibilità di spostamenti in zone meno impegnative a causa di vento e onde, sono solo e dato che non ho la minima intenzione di uccidere il pesce per il salpaggio, non c'è altra soluzione che farla adagiare in qualche scalino e prenderla al volo.
Inizia un tira e molla estenuante, la faccio salire più volte sopra gli scalini, ma riesce sempre a girarsi e riprendere il largo. La lenza finisce sulle rocce più volte e tra il rischio abrasione e il pericolo slamata mi aspetto il finale negativo da un momento all'altro... Il buffo è che ho un 50lb in canna ma mi sento come se stessi pescando con un 6lb, non c'è verso di manovrarla! Sono momenti come questi che vorresti prendere a schiaffi fino al loro pentimento tutti quelli che dicono che per le lecce basta il 20lb.
Mi rendo conto di stare vivendo un sogno, da solo, nel mio ambiente, immerso nella schiuma e attaccato ad un mostro, posso già ritenermi più che soddisfatto, quindi decido di rischiarmela un po' e sperare nel meglio.
Mi sposto sul bordo dello scalino, aspetto l'onda, pompo il pesce con più forza del solito e, una volta portato dietro di me mi getto sulla sua coda.
Presa ! L'ho presa davvero !! E' finita.
La trascino velocemente in una grossa pozza, dove posso finalmente ammirarla e rilassarmi. Non c'è niente da fare, la leccia è il pesce più affascinante che abbiamo nel mediterraneo e per questo devo affrettarmi a rilasciarla in fretta. Prendo di corsa treppiede e digitale (già tutto pronto per l'uso) scatto due foto ricordo e via con il release, bacio sulla nuca e di nuovo in mare. La vedo scodare non appena si sente libera, segno che tutto è andato per il meglio. Woohoo !
Zuppo, infreddolito, con i waders strappati ma allo stesso tempo contento come un bambino il giorno di natale prendo tutta la mia roba e me ne torno a casa, il mare potrebbe avere ancora altre emozioni da regalare, ma io non posso chiedere di più, ho già avuto tanto, troppo !
Purtroppo, come la legge di Murphy impone "se qualcosa puo' andar male, lo farà" succede troppo spesso che arrivati a queste date particolari il meteo ci metta lo zampino più del previsto con piogge, temporali e piene dei fiumi, trasformando inesorabilmente l'uscita di pesca in una grande delusione.
Ancora una volta, le premesse non erano per niente incoraggiati: sveglia alle prime luci dell'alba e c'è già un temporale che sovrasta la zona di pesca prescelta. Decido ugualmente di partire, le previsioni meteo in parte sono incoraggianti, indicano un rasserenamento imminente, ma allo stesso tempo anche un rinforzo dei venti.
Le prime ore di "pesca" trascorrono inevitabilmente chiuso in macchina ad aspettare un miglioramento, ma a questo ero preparato, con un po' di buona musica e un salto al bar, il tempo passa abbastanza in fretta. Poi, finalmente, i primi raggi di sole si fanno largo tra i nuvoloni e danno il via ai giochi, è ora di andare!
Sembra tutto in regola e pian piano torna il buon umore, mare moderato, vento affrontabile e tanta voglia di lanciare. Ci voglio credere più del previsto, precedenti esperienza mi ricordano che questa potrebbe essere la giornata giusta per i grandi incontri e non a caso, oltre alla normale attrezzatura da spinning medio, ho con me la mia cara canna "palo"da 3oz per le grandi occasioni. Inizio subito con lei a lanciare in acqua stick XXL, popperoni vari e altri mega minnow da vergognarsi a nominare, nonostante sia in uno dei peggiori mari del mediterraneo sto pescando come fossi ai tropici.
Le prime due ore passano senza segni di vita lanciando ininterrottamente questi colossi e la stanchezza prende presto il sopravvento. Come se non bastasse, il preannunciato rinforzo dei venti è arrivato, il mare è in aumento e le distanze di lancio si accorciano a vista d'occhio. Mi ci aveva fatto credere ma a quanto pare tutto sta prendendo nuovamente una piega negativa.
Ormai le onde arrivano alla mia postazione, e ogni 5 minuti mi ritrovo avvolto dagli schizzi che mi regalano la solita doccia fredda, un vero piacere se ci aggiungiamo 16 -18 nodi di vento costanti.
Devo ammetterlo, in qualunque altro giorno sarei già tornato a casa da tempo, o forse manco sarei partito, ma non oggi, non ci si arrende nelle giornate speciali.
Il vento è veramente pressante, e sono pure costretto a pescare esposto in punta, dove nonostante arrivino costantemente secchiate d'acqua, almeno guadagno quei 5 -10 metri di lancio che mi danno l'illusione di avere qualche chance in più.
Non so bene per quanto tempo sia andato avanti a pescare a testa bassa in quelle condizioni, so solo che ad un certo punto intravedo una sagoma scura nel cavo d'onda, grossa, lunga ma per niente nitida.
"Cavolo allora ci sono! O forse è stato un riflesso di luce ? Magari me lo sono immaginato" Sono cosi fuso che non riesco più a dare fiducia neanche ai miei occhi.
10 minuti dopo però, arriva la conferma! Un gruppo di aguglie in fuga con tanto di predatore dietro fa capire chiaramente che non stavo sognando, e qualcosa è accostato proprio vicino alla mia postazione. Ritrovo immediatamente le forze, è bastata una cacciata di pochi secondi per far tornare tutto il vigore iniziale.
In seguito vedrò altre cacciate, anche abbastanza vicine, ma con quel vento i miei artificiali facevano poco più di 20 metri, e non le raggiungevo mai. Non demordo, almeno una mi passerà sotto i piedi prima o poi...
Infine, dopo tanto penare, arriva il mio momento.
Una grossa sagoma aggalla dal blu, si avvicina all'esca con l'inconfondibile pinna di una grossa leccia alzata che fende l'acqua, prova timidamente a dare due smusate, continua a seguire, si affianca al popper e sferra l'attacco. Il tutto in tre o quattro secondi che ad essere li sono sembrati un'eternità !
Mi arriva in canna una botta tremenda che cerco malamente di rimandare al mittente con due forti ferrate. La prima fuga non tarda ad arrivare, veloce e potente. C'è davvero un bel pesce dall'altra parte della lenza. Non appena tocca a me tirare mi rendo subito conto che c'è qualcosa di anomalo, non riesco a girargli la testa e ad ogni pompata ho la sensazione di recuperare un muro... probabilmente è allamata di fianco e il terrore che si slami prende presto il sopravvento. Il pesce è forte e l'impossibilità di avvicinarla velocemente a riva gli permette di riguadagnare energia per nuove fughe. Niente combattimento breve e intenso questa volta !!
Me la gioco come posso, tiro quando devo e cedo quando tira lei, è tosta ma alla fine arriva a riva e proprio qui mi rendo conto che il difficile doveva ancora cominciare... intorno a me ho solo gradoni, nessuna possibilità di spostamenti in zone meno impegnative a causa di vento e onde, sono solo e dato che non ho la minima intenzione di uccidere il pesce per il salpaggio, non c'è altra soluzione che farla adagiare in qualche scalino e prenderla al volo.
Inizia un tira e molla estenuante, la faccio salire più volte sopra gli scalini, ma riesce sempre a girarsi e riprendere il largo. La lenza finisce sulle rocce più volte e tra il rischio abrasione e il pericolo slamata mi aspetto il finale negativo da un momento all'altro... Il buffo è che ho un 50lb in canna ma mi sento come se stessi pescando con un 6lb, non c'è verso di manovrarla! Sono momenti come questi che vorresti prendere a schiaffi fino al loro pentimento tutti quelli che dicono che per le lecce basta il 20lb.
Mi rendo conto di stare vivendo un sogno, da solo, nel mio ambiente, immerso nella schiuma e attaccato ad un mostro, posso già ritenermi più che soddisfatto, quindi decido di rischiarmela un po' e sperare nel meglio.
Mi sposto sul bordo dello scalino, aspetto l'onda, pompo il pesce con più forza del solito e, una volta portato dietro di me mi getto sulla sua coda.
Presa ! L'ho presa davvero !! E' finita.
La trascino velocemente in una grossa pozza, dove posso finalmente ammirarla e rilassarmi. Non c'è niente da fare, la leccia è il pesce più affascinante che abbiamo nel mediterraneo e per questo devo affrettarmi a rilasciarla in fretta. Prendo di corsa treppiede e digitale (già tutto pronto per l'uso) scatto due foto ricordo e via con il release, bacio sulla nuca e di nuovo in mare. La vedo scodare non appena si sente libera, segno che tutto è andato per il meglio. Woohoo !
Zuppo, infreddolito, con i waders strappati ma allo stesso tempo contento come un bambino il giorno di natale prendo tutta la mia roba e me ne torno a casa, il mare potrebbe avere ancora altre emozioni da regalare, ma io non posso chiedere di più, ho già avuto tanto, troppo !
mercoledì 29 gennaio 2014
Ombre
Eccoci di nuovo qua, un'altra perturbazione è arrivata e fortunatamente ho la possibilità di andare a timbrare il cartellino al "momento giusto". Le virgolette sono d'obbligo perchè in questo caso il momento giusto non è proprio come al solito. Mi ritrovo davanti il cosidetto mare lungo, ossia onde generate da una mareggiata lontana che arrivano in serie di 3 o 4 cavalloni alti e lenti, si passa in pochi secondi da situazioni di apparente quasi calma a schiumoni epici. Un mare infame insomma, pronto a colpire a tradimento alla prima distrazione.
Ma come si dice sempre, l'importante è crederci, ed io oggi voglio proprio vedere che cosa ha da regalare il mio mare.
Poco, a quanto pare, la prima ora passa senza segnali di vita, nonostante abbia lanciato ininterrottamente piccole leccornie in zone che sembravano il paradiso dell'occhiata e che, in passato, hanno più volte regalato numerose catture.
Provo a cambiare ambiente, cerco una zona riparata dove poter pescare più in tranquillità, visto che, con l'attrezzatura leggera che mi sono portato oggi, non era proprio il massimo pescare tra quei cavalloni.
Finisco a lanciare piccoli jerk in un basso fondale, qui l'onda frange lontana e crea un impianto di pesca a dir poco spettacolare. Ho bisogno di un'esca che lanci lungo e non soffra le correnti, quindi mi affido ad un Ryuky 70s della DUO. Qualche lancio a ventaglio qua e la e arriva la prima botta della giornata, le continue testate mi fanno subito capire di chi si tratta, è un sarago! Lo porto a terra e decido di trattenerlo, è un pesce di taglia decente anche se non rilevante, sarà sul mezzo kg, ma almeno salva dignitosamente dal cappotto.
Il basso fondo però, tanto scenico quanto promettente, non regala altre soddisfazioni.
Decido di dare una svolta alla pescata, mi rimetto in marcia e cambio del tutto spot. Scogliera medio bassa con scalino pronunciato proprio sotto i piedi, ambiente piuttosto impegnativo con quel moto ondoso che si schianta con forza direttamente sulle rocce, ma voglio provarci lo stesso. Il mare è davvero ostile e devo continuamente indietreggiare per evitare una doccia fredda, ormai mi sembra di vedere onde lunghe persino in cielo e come se non bastasse i pesci non collaborano.
Continua cosi per un po', ma quando ormai lo sconforto sta per avere il sopravvento, mi ritrovo davanti una schiumatina davvero intrigante.
"Dai qui deve esserci per forza" penso. (frase ripetura almeno una trentina di volte nelle ore precedenti)
Lancio lo stesso jerkettino del sarago qualche metro oltre la turbolenza, e do il via alla solita danza: jerk jerk jerk, stop. jerk jerk jerk, stop. jerk jerk jerk, stop. Je... SBAM. Botta decisa con ingoio profondo proprio sotto i piedi, non puo' essere che lei, la spigola. La faccio sfogare un po', in fondo con uno 0,23 non ci si puo' permettere di forzare troppo e, proprio mentre me la lavoro per farla stancare, riesco a distinguere una macchia scura molto più grossa che la affianca. Penso subito ad un'altra spigola, e rosico, ti pareva che su due pesci quello che abbocca per primo è sempre il più piccolo? Man mano che la avvicino l'ombra si fa sempre più nitida, non è una spigola, ma un bellissimo serra ! Ormai li ho entrambi sotto i piedi, il serra le si avvicina continuamente minaccioso, ma non sferra mai l'attacco. Sono bellissimi da vedere uno accanto all'altro! Aspetto l'onda per tirare a secco la mia preda, prima che diventi quella di qualcun altro, al primo cavallone la indirizzo su un lastrone, l'onda gonfia il mare sopra la roccia ed ecco che si ripresenta di nuovo l'ombra minacciosa, sale sul lastrone, ma si rende conto di aver osato troppo, si ferma, io mi distraggo, il mare si ritira, si riporta dentro la mia spigola e il serra rimane intrappolato in secca. Incredulo e stupito per ciò che mi stava accadendo ci metto un po' per realizzare che era il momento di agire. Balzo felino sul pesce e in men che non si dica mi ritrovo con un braccio a bloccare di forza 5kg di serra incazzato e vitale e con l'altro a tenere in tensione la lenza della spigola, che è ancora allamata! Passano secondi interminabili in cui cerco di trovare un modo per uscire da quella situazione di stallo senza perdere nulla, ma poi il mare decide di metterci del suo per riprendersi cio che gli appartiene. Arriva un'altro ondone, mi strappa l'immeritato predatore dalle mani, lo sento sbattere sulla gamba (panico), lo vedo allontanarsi dietro di me, provo a prenderlo al volo ma l'unico esito è quello di scivolare e farmi un bel bagno invernale. Mi ricompongo, ritrovo l'equilibro perso e termino il recupero della povera spigola ormai stanca e finita in secondo piano.
In tutto questo, non mi ero neanche accorto di aver agganciato un pesce niente male.
Sono bagnato, infreddolito, ma appagato, sia per aver qualcosa da portare a casa per soddisfare la tavola, sia per aver un'altra scena da ricordare, cose del genere non capitano spesso.
Ancora una volta, mi ritrovo a ringraziare il mio mare, tanto avaro e impegnativo ma che comunque, in un modo o nell'altro, sa sempre come ripagare per tutti i sacrifici fatti in cerca di nuove emozioni.
Ma come si dice sempre, l'importante è crederci, ed io oggi voglio proprio vedere che cosa ha da regalare il mio mare.
Poco, a quanto pare, la prima ora passa senza segnali di vita, nonostante abbia lanciato ininterrottamente piccole leccornie in zone che sembravano il paradiso dell'occhiata e che, in passato, hanno più volte regalato numerose catture.
Provo a cambiare ambiente, cerco una zona riparata dove poter pescare più in tranquillità, visto che, con l'attrezzatura leggera che mi sono portato oggi, non era proprio il massimo pescare tra quei cavalloni.
Finisco a lanciare piccoli jerk in un basso fondale, qui l'onda frange lontana e crea un impianto di pesca a dir poco spettacolare. Ho bisogno di un'esca che lanci lungo e non soffra le correnti, quindi mi affido ad un Ryuky 70s della DUO. Qualche lancio a ventaglio qua e la e arriva la prima botta della giornata, le continue testate mi fanno subito capire di chi si tratta, è un sarago! Lo porto a terra e decido di trattenerlo, è un pesce di taglia decente anche se non rilevante, sarà sul mezzo kg, ma almeno salva dignitosamente dal cappotto.
Il basso fondo però, tanto scenico quanto promettente, non regala altre soddisfazioni.
Decido di dare una svolta alla pescata, mi rimetto in marcia e cambio del tutto spot. Scogliera medio bassa con scalino pronunciato proprio sotto i piedi, ambiente piuttosto impegnativo con quel moto ondoso che si schianta con forza direttamente sulle rocce, ma voglio provarci lo stesso. Il mare è davvero ostile e devo continuamente indietreggiare per evitare una doccia fredda, ormai mi sembra di vedere onde lunghe persino in cielo e come se non bastasse i pesci non collaborano.
Continua cosi per un po', ma quando ormai lo sconforto sta per avere il sopravvento, mi ritrovo davanti una schiumatina davvero intrigante.
"Dai qui deve esserci per forza" penso. (frase ripetura almeno una trentina di volte nelle ore precedenti)
Lancio lo stesso jerkettino del sarago qualche metro oltre la turbolenza, e do il via alla solita danza: jerk jerk jerk, stop. jerk jerk jerk, stop. jerk jerk jerk, stop. Je... SBAM. Botta decisa con ingoio profondo proprio sotto i piedi, non puo' essere che lei, la spigola. La faccio sfogare un po', in fondo con uno 0,23 non ci si puo' permettere di forzare troppo e, proprio mentre me la lavoro per farla stancare, riesco a distinguere una macchia scura molto più grossa che la affianca. Penso subito ad un'altra spigola, e rosico, ti pareva che su due pesci quello che abbocca per primo è sempre il più piccolo? Man mano che la avvicino l'ombra si fa sempre più nitida, non è una spigola, ma un bellissimo serra ! Ormai li ho entrambi sotto i piedi, il serra le si avvicina continuamente minaccioso, ma non sferra mai l'attacco. Sono bellissimi da vedere uno accanto all'altro! Aspetto l'onda per tirare a secco la mia preda, prima che diventi quella di qualcun altro, al primo cavallone la indirizzo su un lastrone, l'onda gonfia il mare sopra la roccia ed ecco che si ripresenta di nuovo l'ombra minacciosa, sale sul lastrone, ma si rende conto di aver osato troppo, si ferma, io mi distraggo, il mare si ritira, si riporta dentro la mia spigola e il serra rimane intrappolato in secca. Incredulo e stupito per ciò che mi stava accadendo ci metto un po' per realizzare che era il momento di agire. Balzo felino sul pesce e in men che non si dica mi ritrovo con un braccio a bloccare di forza 5kg di serra incazzato e vitale e con l'altro a tenere in tensione la lenza della spigola, che è ancora allamata! Passano secondi interminabili in cui cerco di trovare un modo per uscire da quella situazione di stallo senza perdere nulla, ma poi il mare decide di metterci del suo per riprendersi cio che gli appartiene. Arriva un'altro ondone, mi strappa l'immeritato predatore dalle mani, lo sento sbattere sulla gamba (panico), lo vedo allontanarsi dietro di me, provo a prenderlo al volo ma l'unico esito è quello di scivolare e farmi un bel bagno invernale. Mi ricompongo, ritrovo l'equilibro perso e termino il recupero della povera spigola ormai stanca e finita in secondo piano.
In tutto questo, non mi ero neanche accorto di aver agganciato un pesce niente male.
Sono bagnato, infreddolito, ma appagato, sia per aver qualcosa da portare a casa per soddisfare la tavola, sia per aver un'altra scena da ricordare, cose del genere non capitano spesso.
Ancora una volta, mi ritrovo a ringraziare il mio mare, tanto avaro e impegnativo ma che comunque, in un modo o nell'altro, sa sempre come ripagare per tutti i sacrifici fatti in cerca di nuove emozioni.
martedì 7 gennaio 2014
Una giornata tra le rocce
Era tanto che non riuscivo a fare una pescata come si deve, impedimenti vari e 15 giorni filati di grecale mi hanno fatto desiderare una nuova perturbazione come poche altre volte. Ma finalmente dopo tanta attesa a quanto pare ci siamo, il meteo inizia a parlare la lingua che piace a me, vento e mare mosso.
Preparo tutto il necessario per passare diverse ore in scogliera, cordame compreso, visto che, tanto per restare in tema di vagabondaggio, oggi ho intenzione di visitare un tratto di costa a me sconosciuto.
Sarà stata l'impazienza o la frenisia da pesca (mi stavo veramente pescando sotto!) ma anticipo di qualche ora la mareggiata.
Mi ritrovo in una situazione di mare piatto e vento debole, male per la pesca ma in questo caso specifico un lato positivo c'è, dato che ho modo di farmi il tratto di andata con la massima calma e studiarmi per bene tutti i passaggi difficili, a quanto pare di murate e tratti strapiombanti in questa zona ce ne sono a volontà.
Cerco di trarre il meglio... dal peggio, anni di scogliera qualcosa insegnano, e cosi, mentre mi sposto verso sud, tento qualche occhiata in superficie. Ne approfitto per provare un nuovo wtd della Jack Fin, un'esca e un marchio di cui sono sicuro presto sentirete molto parlare. I pesci ci sono anche se non molto aggressivi a causa della fase ancora debole di mareggiata, ma lancia e rilancia riesco ugualmente ad ottenere qualche attacco. La maggior parte, come al solito, non rimangono allamate, ma questo si sa, è il prezzo da pagare per la pesca di superifcie. Arrivato a fine scogliera comunque qualcuna a terra sono riuscito a portarla, anche di taglia accettabile.
Mi fermo a fare uno spuntino, tutto questo camminare mette fame.
Mentre mangio una mela condita con muco di occhiata, mi rendo conto che c'è un pinguino dal collo lungo a 5 metri da me che mi osserva con fare interessato, da dove arriva ? e' sempre stato li e non me ne sono accorto ? Mistero.
E' ora di riprendere la strada di ritorno, sono riposato ma più che altro, il mare si sta alzando e il vento si è fatto intenso ! Le schiumate si ingrossano e si formano i primi canaloni di reflusso ricchi di bollicine... adesso si fa sul serio, dai wtd si passa ai palettati.
Dopo neanche 100 metri ho i primi inseguimenti, due spigole in coppia prima seguono poi attaccano il minnow, due lanci due attacchi, una volta per uno, ma entrambe si slamano subito dopo il morso.
Beh che dire, ormai sono diventato un vero maestro nell'arte di perdere i pesci.
Deluso proseguo la mia ricerca, ma non demordo, il mare sta diventando uno spettacolo.
Poco dopo altri segnali di vita, un'altra spigola attacca e stavolta ci rimane, non è grossa, ma ci accontentiamo. Al lancio successivo nello stesso punto, esce un'altro pesce della stessa taglia che fa tornare positivo l'umore dopo la doppia slamata.
La situazione è sempre più intressante, ogni grossa schiumata succede qualcosa, un inseguimento, un pesciotto, o un'altra spigola.
Roba grossa non sembra essercene in giro, i pesci non superano il kg, ma fortunatamente non sono pochi e soprattutto sono molto aggressivi.
Purtroppo mi rendo conto che il giochino è destinato a terminare, il mare sta iniziando a diventare forte e aumenterà ancora nelle prossime ore, c'è ancora un po' di strada da fare e la preoccupazione di ritrovarmi i tratti più impegnativi bloccati dalle onde sta diventando qualcosa di sempre più concreto. Ben conscio che fare un'altra passata nei punti migliori probabilmente porterebbe ad altre catture, decido ugualmente di rientrare e non correre rischi, in fondo, posso ritenermi più che soddisfatto: ho ripassato una giornata di mare come non facevo da tempo, mi sono vissuto un'intera fase di mareggiata, ho finalmente pescato in un tratto di costa a me nuovo, ho pure catturato qualche pesce e, dulcis in fundo, ho dato una rispolverata ad un mio vecchio e glorioso mulo, tanto bistrattato (dagli altri) quanto "fortunato", l'Exage 6000.
A presto.
Preparo tutto il necessario per passare diverse ore in scogliera, cordame compreso, visto che, tanto per restare in tema di vagabondaggio, oggi ho intenzione di visitare un tratto di costa a me sconosciuto.
Sarà stata l'impazienza o la frenisia da pesca (mi stavo veramente pescando sotto!) ma anticipo di qualche ora la mareggiata.
Mi ritrovo in una situazione di mare piatto e vento debole, male per la pesca ma in questo caso specifico un lato positivo c'è, dato che ho modo di farmi il tratto di andata con la massima calma e studiarmi per bene tutti i passaggi difficili, a quanto pare di murate e tratti strapiombanti in questa zona ce ne sono a volontà.
Cerco di trarre il meglio... dal peggio, anni di scogliera qualcosa insegnano, e cosi, mentre mi sposto verso sud, tento qualche occhiata in superficie. Ne approfitto per provare un nuovo wtd della Jack Fin, un'esca e un marchio di cui sono sicuro presto sentirete molto parlare. I pesci ci sono anche se non molto aggressivi a causa della fase ancora debole di mareggiata, ma lancia e rilancia riesco ugualmente ad ottenere qualche attacco. La maggior parte, come al solito, non rimangono allamate, ma questo si sa, è il prezzo da pagare per la pesca di superifcie. Arrivato a fine scogliera comunque qualcuna a terra sono riuscito a portarla, anche di taglia accettabile.
Mi fermo a fare uno spuntino, tutto questo camminare mette fame.
Mentre mangio una mela condita con muco di occhiata, mi rendo conto che c'è un pinguino dal collo lungo a 5 metri da me che mi osserva con fare interessato, da dove arriva ? e' sempre stato li e non me ne sono accorto ? Mistero.
E' ora di riprendere la strada di ritorno, sono riposato ma più che altro, il mare si sta alzando e il vento si è fatto intenso ! Le schiumate si ingrossano e si formano i primi canaloni di reflusso ricchi di bollicine... adesso si fa sul serio, dai wtd si passa ai palettati.
Dopo neanche 100 metri ho i primi inseguimenti, due spigole in coppia prima seguono poi attaccano il minnow, due lanci due attacchi, una volta per uno, ma entrambe si slamano subito dopo il morso.
Beh che dire, ormai sono diventato un vero maestro nell'arte di perdere i pesci.
Deluso proseguo la mia ricerca, ma non demordo, il mare sta diventando uno spettacolo.
Poco dopo altri segnali di vita, un'altra spigola attacca e stavolta ci rimane, non è grossa, ma ci accontentiamo. Al lancio successivo nello stesso punto, esce un'altro pesce della stessa taglia che fa tornare positivo l'umore dopo la doppia slamata.
La situazione è sempre più intressante, ogni grossa schiumata succede qualcosa, un inseguimento, un pesciotto, o un'altra spigola.
Roba grossa non sembra essercene in giro, i pesci non superano il kg, ma fortunatamente non sono pochi e soprattutto sono molto aggressivi.
A presto.
domenica 8 dicembre 2013
Approccio vagabondo
Si pesca e basta insomma, un po' come si faceva agli inizi senza esperienza.
Foce, spiaggia o scogliera alta, le scelte diventano un problema poco rilevante, tanto in questo periodo c'è un po' di tutto in giro, quindi le possibilità di raccattare qualcosa sono ovunque.
Paradossalmente, arrivi a fine stagione che hai catturato una bella varietà di specie, fatto diversi incontri particolari, girato ogni ambiente in traquillità lontano dalla folla e il solo pensare a chi passa stagioni intere nei soliti 2 -3 spot ti strappa un sorrisetto malefico.
I saraghi sono il pesce per eccellenza del pescatore vagabondo. Quando sei li in quella scogliera a te poco conosciuta, lontano diversi km dalla macchina, ormai convinto di portare a casa l'ennesimo sonoro cappottone, ecco che te li ritrovi in una caletta anonima sotto ad un filo di schiuma a salvarti la giornata. Rimane sempre il dubbio su chi abbia trovato chi.
E poi dice, pare, che fare tanti sentieri nei mesi autunnali porti a soddisfazioni gastronomiche non indifferenti !
lunedì 1 luglio 2013
Periodi
Con il passare degli anni mi sono reso conto che le mie uscite sono caratterizzate soprattutto da "periodi". C'è quello cappottoso, quello in cui mi si slama di tutto, quello dei grandi incontri e, di recente, quello delle catture inaspettate e particolari.
Tra tutte, due in particolare spiccano maggiormente.
Un pesce volante ha pensato bene di attaccarsi al mio DUO Tide Minnow Slim 175 in una piacevole nottata di tarda primavera.
Le "ali" totalmente aperte.
Dettaglio della parte caudale, da notare la pinna bassa più lunga di quella superiore, deduco che questo prolungamento gli serva per sentire il prima possibile il contatto con l'acqua durante le planate, in modo da prolungare il "volo" con qualche colpo di coda.
Altra angolatura.
Questa cerniotta invece, anche se appartiene ad una specie ben più nota a noi pescatori, è stata ugualmente una piacevolissima ed inaspettata sorpresa. Dopo aver attaccato e mancato clamorosamente nella schiumata un tide in superifcie a fine corsa (è persino uscita fuori dall'acqua durante l'attacco! ), è rimasta poi fregata da una testa piombata da 30gr montata con shad. Questa cattura fa riflettere su come cernie a popper potrebbero non essere solo appannaggio di oceani lontani, se il nostro mare fosse gestito in maniera anche minimamente sostenibile i tropici potremmo averli sotto casa.
Al prossimo report!
Tra tutte, due in particolare spiccano maggiormente.
Un pesce volante ha pensato bene di attaccarsi al mio DUO Tide Minnow Slim 175 in una piacevole nottata di tarda primavera.
Queste meraviglie della natura, per quanto se ne vedano poche in giro e ancor meno incannate da qualcuno, non sono affatto rare nel mar Tirreno. Si possono trovare sotto costa principalmente durante la tarda primavera, che corrisponde anche al loro periodo riproduttivo. Per gli amanti dell'identificazione, si tratta di un Cheilopogon heterurus, un pesce che puo' anche superare i 40cm di lunghezza, taglia davvero notevole per essere un pesce volante.
Qualche altra foto più dettagliata:
Dettaglio della parte caudale, da notare la pinna bassa più lunga di quella superiore, deduco che questo prolungamento gli serva per sentire il prima possibile il contatto con l'acqua durante le planate, in modo da prolungare il "volo" con qualche colpo di coda.
Altra angolatura.
Cattura rilasciata, ovviamente.
Al prossimo report!
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